Renzo Arbore: “Torno in Calabria. Per superarmi invocherò il dio dello spettacolo”

U2, L’altra. Renzo Arbore“Eccomi, di cosa vogliamo parlare?” è l’esordio di Renzo Arbore al nostro incontro. Gioviale come sempre, riesce a mettere a proprio agio l’interlocutore che, sentendosi rivolgere quella domanda, guarda l’orologio per capire quanto tempo gli sia necessario per farsi raccontare una carriera lunga e luminosa come la sua.
Prossimo protagonista con l’Orchestra Italiana dei due concerti a Cosenza (18 aprile) e Catanzaro (19 aprile), sold out da diverso tempo, organizzati da Essemme Musica, Arbore non perde tempo a dichiararsi preoccupato.
“Torno in Calabria dove ho già avuto grandi consensi. Ora il problema sarà quello di superarmi e cercherò di farlo invocando il Dio dello spettacolo, animandomi di buone intenzioni e caricando i miei musicisti. E’ sempre molto difficile fare concerti negli stessi posti in cui si è già avuto un grande successo”.

E’ trascorso molto tempo dagli inizi come DJ, ma ancora in lei è vivo quello spirito.
“E’ vero. E’ evidente anche negli arrangiamenti dell’Orchestra, nella quale trasferisco la mia sapienza di appassionato di tutta la musica. Dai ritmi esotici, ispirati alla world music, si arriva fino alla musica moderna con escursioni “rappeggianti”. Tutto questo avverrà nella prima parte del spettacolo che ho dedicato a Roberto Murolo, mio maestro e grande ispiratore. Lui è stato un rinnovatore della musica napoletana, così come Joao Gilberto lo è stato per la musica brasiliana. Nella seconda parte suoneremo le canzoni più amate dalla gente. Sarà quasi un concerto “a richiesta” in cui coinvolgeremo il pubblico, invitandolo cantare”.

Ma ci saranno anche le canzoni della sua televisione, che sta avendo un revival sulla RAI con il programma “L’altra. La TV d’autore di Renzo Arbore”.
“Sicuramente. In quel programma, che va in onda il sabato in seconda serata, fatto da Giovanni Minoli per “La storia siamo noi” e curato da Caterina Stagno, si parla di me, attraverso alcune mie interviste, oltre agli interventi degli addetti ai lavori e di alcuni compagni di cordata. La TV ha scoperto che io ho inventato quattordici format. In un momento che si comprano i format dall’Olanda”.

La sua TV non è stata solo “Quelli della notte” e “Indietro tutta”.
“Tutti ricordano sempre quei programmi, dimenticando, ad esempio, “L’altra domenica”, “Speciale per voi” e “Cari amici vicini e lontani”, dedicato ai sessanta anni della radio”.

Ma anche DOC.
“Quel programma è stato un documento straordinario della nostra musica. Quattrocento puntate in cui appariva il gotha della musica italiana e internazionale di quegli anni. Da Miles Davis a Pat Metheny, da James Brown a Dr. John, da Elvis Costello a Tuck and Patti, da Francesco De Gregori a Enzo Jannacci, sono passati tutti. E se facciamo caso, ancora oggi gli artisti sono gli stessi. L’unica differenza è l’età”.

Arbore, DJ, presentatore, regista, cantante, musicista. Qual è il ruolo in cui si trova più a suo agio?
“Io dico che sono uno che da grande vorrebbe fare l’artista. Ancora oggi io sento tanta musica, riuscendo ad innamorarmi della musica di Capo Verde, di quella messicana, di quella portoricana e del Brasile. Di tutta questa musica faccio le compilation da sentire in auto, ma è anche un traffico pazzesco a casa mia da parte degli amici”.

E da qualche mese c’è la nuova sfida sul web con renzoarborechannel.tv.
“In quel channel, che non gestisco io, abbiamo messo circa trenta ore di video. E’ una cosa che mi affascina molto. La mia intenzione è quella di segnalare ai giovani, attraverso la rete, le fondamenta della musica e dello spettacolo italiano e internazionale. Se conosci bene le fondamenta riesci a capire tutto. Ad esempio se conosci bene il giro del blues, potrai capire meglio il jazz di Miles Davis o il rock degli U2. La stessa cosa vale per l’umorismo. Nel channel ho inserito anche la comicità di Totò, di Sarchiapone, di Walter Chiari e l’ironia di Aldo Fabrizi“.

E’ il web il futuro di Renzo Arbore?
“Io faccio battaglie per il futuro. Negli ultimi tempi percepisco dei segnali, da parte delle nuove generazioni, che cercano di riscoprire la musica italiana. Quelle di De Andrè, Gaber, Battisti, Modugno, Jannacci sono opere eterne e non canzonette legate solo ad un’epoca. Sono canzoni senza tempo come quelle napoletane”.

(Pubblicato su Gazzetta del Sud il 17/04/2013)

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