Alessandro Quarta: “Avvicinare i giovani alla musica non deve rimanere solo una frase”

Violinista e compositore che il mondo ci invidia, Alessandro Quarta, è un personaggio estroso e al tempo stesso riservato. Da sempre lascia che a parlare sia la sua musica e gli attestati di stima ricevuti da artisti come Lionel Richie, Lucio Dalla, Liza Minnelli, Celine Dion, Lenny Kravitz, Jovanotti, Roberto Bolle, Il Volo, Dee Dee Bridgewater, Mike Stern, Toquinho, Quartetto del Teatro alla Scala, Sestetto Stradivari, Solisti dei Berliner Philharmoniker e molti altri. Personaggi che hanno esaltato il suo eclettismo. A conferma di ciò, questa sera si esibirà con Alessio Boni al Teatro Grandinetti Comunale di Lamezia Terme, ne “L’uomo che oscurò il Re Sole. Vita di Molière”, organizzato da AMA Calabria.

Come nasce la tua collaborazione con Alessio Boni?
Con Alessio ci siamo conosciuti nel 2020. Nell’anno pandemico scrissi una lettera al Ministro Franceschini e al Presidente Conte riguardo un mio progetto artistico denominato “L’arte è vita”, che in realtà era una petizione firmata da me, Danilo Rossi e Mauro Brunello, affinché aprissero anche i teatri. Successivamente si unì a noi Alessio Boni, con il quale demmo vita a questi quattro concerti meravigliosi, grazie ai quali abbiamo avuto l’opportunità di conoscerci artisticamente e non solo.

In quel periodo è nata un forte legame artistico e una profonda amicizia.
Certamente. Un rapporto che va consolidandosi con il trascorrere del tempo e che ci ha spinto a realizzare insieme qualcosa di importante che ci riportasse un po’ al teatro delle vecchie tradizioni, alle parole e alla musica, senza che l’una sovrastasse l’altra, ma andassero di comune accordo. Così è nata l’idea di fare il progetto su Molière “L’uomo che oscurò il Re Sole” su un testo scritto da Francesco Niccolini e con la regia dello stesso Alessio.

Quanto tempo è stato necessario per realizzare questo progetto?
Ci siamo incontrati nella casa di Alessio in Toscana per quattro giorni, lavorando senza sosta e divertendoci, ma è anche vero che è un lavoro che abbiamo perfezionato concerto dopo concerto. L’accoglienza positiva del pubblico ci ha spinti ad andare avanti. Sul palcoscenico io ho tre strumenti pianoforte, clavicembalo e violino, lui ha il suo testo grazie al quale riesce a dar vita ai vari personaggi, a ognuno dei quali riesce a dare una propria vita.

Un rapporto che sul palcoscenico crea una forte empatia.
Assolutamente sì di base c’è un testo e delle musiche originali che ho composto per l’occasione. Ogni sera ci divertiamo tanto e, cosa rarissima nel teatro, riusciamo a improvvisare molto. Il nostro divertimento viene percepito dal pubblico, che resta rapito dalla nostra esibizione, ed è una sensazione meravigliosa.

Emozioni che hai trasmesso con i tuoi lavori e collaborando con grandi artisti a livello internazionale e nazionale
Al contrario della chitarra, puoi suonare il violino eseguendo i grandi classici della musica barocca del pop o del rock, perché è l’unico strumento che, oltre ad essere melodico, è anche armonico. Io ho avuto la fortuna di vivere una esperienza con i grandi di ogni stile musicale dal classico al rock al pop al jazz.

Confrontarsi con diversi generi musicali ha richiesto un impegno notevole
Lo studio è stato fondamentale, ma non trascurerei ciò che viene dato dall’artista e quanto si sia grande la volontà di scoprire nuovi mondi, voler andare in profondità affrontando generi musicali sempre diversi.

Sei stato anche a Sanremo, nel 2019, al fianco de Il Volo
E’ stata una bellissima esperienza. Era impensabile che un violinista si presentasse a Sanremo per fare un brano rock. Purtroppo le radio non aiutano i giovani ad approfondire le loro conoscenze musicali. Sarebbe una bella idea se ogni giorno venissero trasmessi pochi minuti di musica classica, iniziando da quelli più famosi, che sono conosciuti grazie alle colonne sonore dei film.

Il rock anni Sessanta ormai è considerato musica classica
Sono d’accordo. Quella di quegli anni era frutto di una scelta di suoni e di arrangiamenti. Negli anni Sessanta e Settanta c’era una guerra fra titani, confronti continui dei fan che contrapponevano Ella Fitzgerald a Louis Armstrong, i Rolling Stones ai Beatles, i Led Zeppelin ai Deep Purple. Erano tutti artisti che avevano una loro identità facilmente riconoscibile. Inoltre ogni etichetta aveva una sua ideologia musicale, che le contraddistingueva.

Negli anni Sessanta e Settanta, soprattutto, i tastieristi rock erano influenzati dalla musica classica, alcuni dei quali riproponevano alcune composizioni rileggendole nel loro stile. Basti pensare a Keith Emerson, Rick Wakeman e Jon Lord. Un modo per avvicinarsi ai giovani.
Avvicinarsi ai giovani non deve rimanere solo una frase. Bisogna educare, soprattutto, i musicisti classici perché, al contrario, i musicisti rock apprezzano la loro musica.

Anche la musica disco ha attinto da alcuni canoni della musica classica
I musicisti classici hanno sempre sottovalutato la bravura, l’ingegno e il grande amore che hanno i musicisti della tanto vituperata musica leggera, che tale non è. Addirittura, posso affermare senza ombra di dubbio che sono stati proprio questi ultimi a creare qualcosa, consegnando i loro insegnamenti ai giovani.

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