L’Orchestra di Piazza Vittorio fa il giro del mondo in 80 minuti

ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO
“Il Giro del mondo in 80 minuti”
Teatro Politeama – Catanzaro
17/01/2017

Un viaggio immaginario su una zattera pronta ad accogliere chiunque fosse in possesso di una valigia e di una canzone senza l’onere di dover pagare il biglietto.

L’idea di Mario Tronco richiama quella delle origini dell’Orchestra di Piazza Vittorio, che venerdì sera si è esibita al Teatro Politeama di Catanzaro. L’incontro e il rapporto con chi proviene da culture diverse e cerca di integrarsi in un tessuto sociale nuovo e in una terra sconosciuta, così come il viaggio, il distacco e il cambiamento, sono sempre stati il tema più caro trattato dall’Orchestra.

Ma ne Il giro del mondo in 80 minuti tutto ciò lascia l’amaro in bocca. Lo spettacolo, forse troppo pretenzioso, non regge al concetto iniziale e, seppur le motivazioni restano valide, mal si conciliano le due parti: quella musicale e quella degli intermezzi in cui la zattera si arricchisce di volta in volta di un nuovo “passeggero”. Troppo diverso il ritmo che si determina tra un brano e l’altro.

Se la qualità della musica proposta, pur non essendo ai consueti livelli dell’Orchestra, è sempre gradevole, non altrettanto si può dire degli “ingressi” dei musicisti che appaiono sul palcoscenico. L’Orchestra di Piazza Vittorio si è sempre contraddistinta per la creatività e la freschezza delle proprie proposte e poco le si addice la lentezza palesata in quei dialoghi.

Neanche il supporto della parte visiva, con i video proiettati sugli schermi posti sulla sfondo del palcoscenico, è riuscita a creare maggiore vivacità in quei momenti che si sono mostrati estremamente “lenti” nonostante le gag del centurione di Centocelle, Simon, interpretato da Omar López Valle.

Nonostante l’inizio promettente durante il quale, tra le luci soffuse del palco, l’ondeggiare lento delle ombre dei musicisti ha introdotto la dolce e accattivante I don’t want to sleep, i tratti distintivi dell’Orchestra solitamente ricca di energia e “follia” sembrano essere svaniti durante il corso dello spettacolo. Anche gli arrangiamenti sono apparsi più “normali” rispetto al passato, quasi tendessero a strizzare l’occhio a suoni più “familiari” alle orecchie dell’ascoltatore.

Ogni brano eseguito, comunque di ottima fattura, forse era troppo influenzato da componenti magrebine e sudamericane, che, di fatto, hanno oscurato le tradizioni popolari di quei musicisti appartenenti ad altre aree geografiche. Ne Il giro del mondo in 80 minuti la diversità delle culture dei vari musicisti deve essere sempre messo al servizio dell’Orchestra, cosa che attualmente sembra essere parzialmente accantonata.

In definitiva uno spettacolo che nonostante tutto, con qualche cambiamento, ha le potenzialità per diventare un’opera importante e ancor più densa di significati.

(Pubblicato il 19/02/2017 su Gazzetta del Sud)
(Foto di Cosimo Simonetta)

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