Con i New Trolls un tuffo nel passato con il cuore che batte

La Leggenda New Trolls
Montepaone Lido
05/08/2011

Un entusiasmo di altri tempi, una serata da brividi. Per tutti gli amanti del rock sono bastate poche parole per commentare il concerto che La Leggenda dei New Trolls ha tenuto venerdì sera a Montepaone Lido. Assente Giorgio D’Adamo, all’evento, organizzato da Tonino Trapasso e promosso dalla Provincia di Catanzaro con il patrocino del Comune di Montepaone, hanno assistito duemila persone elettrizzate dall’idea di poter rivedere sul palco Gianni Belleno, Vittorio De Scalzi e Nico Di Palo.
Ora sono costretti a chiamarsi La Leggenda dei New Trolls, ma per quella magnifica cornice di pubblico quelli erano i New Trolls, ancora oggi una delle icone del rock nostrano.
Dagli anni sessanta fino ai giorni nostri, il concerto è stato un susseguirsi di antiche emozioni sopite ma mai rimosse e che venerdì sera hanno fatto battere il cuore dei presenti. Una manifestazione di affetto incredibile soprattutto per Nico Di Palo. La sua voce ancora integra è riuscita a far palpitare i cuori, innalzandosi nel cielo e raggiungendo le stelle che sembravano essere più brillanti.
Un ringraziamento a Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro, che “ancora una volta ci ha voluti qui” e il concerto ha preso forma.
Dal beat al prog rock, alle canzoni più pop, quasi nulla è stato lasciato al caso. Anche se grande suggestione ha suscitato l’esecuzione di Nico Di Palo allorquando ha eseguito “Una miniera”, salutata da una lunga ovazione.
L’energia del beat italiano è vissuta ancora con le indimenticabili “Visioni”, “Davanti agli occhi miei” e “Signore, io sono Irish”, quest’ultima scritta con Fabrizio De Andrè per il primo concept album italiano, “Senza orario, senza bandiera”.
Immancabili le “popolari” “Aldebaran” e “Quella carezza della sera”, il clou della serata non poteva che essere il “Concerto grosso”, pietra miliare del repertorio dei New Trolls.
Introdotto dagli archi del Cliché Quartet, che ha affiancato il gruppo genovese per tutta la durata dell’opera composta con Luis Bacalov, il “Concerto Grosso” ancora una volta ha esaltato con le sue magiche evoluzioni.
Si sono persi i confini con la realtà e il tempo è sembrato essersi fermato a quarant’anni fa. Qualcuno ha intonato l’”Adagio (Shadows)” e non ha nascosto gli occhi lucidi per la commozione. Il levare degli archi è sembrato un tappeto magico che ha trasportato in mondi lontani e quasi dimenticati. Gioia e coinvolgimento emotivo sono stati un tutt’uno. Nulla è successo per caso, la magia di quelle note vivranno per sempre nei nostri cuori.
Due ore e mezzo di sensazioni stupende e irripetibili sono state suggellate dal bis “Una miniera” e da un’ultima ovazione.

(Pubblicato su Gazzetta del Sud il 9/08/2011)

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