Chiara Noschese: “La mia vita divisa tra recitazione e regia”

Figlia d’arte, suo padre era il compianto Alighiero, Chiara Noschese trasmette una grande energia, evidente da sempre nel suo lavoro. Attrice e regista, ha saputo porsi all’attenzione del pubblico, che le ha sempre restituito l’affetto che merita. Ha saputo dividere la sua carriera tra regia e recitazione, mostrando anche una grande passione per i musical. Giovedì 23 febbraio sarà di scena al Teatro Comunale di Catanzaro nella piéce ‘Manola, al fianco di Nancy Brilli, nell’ambito della rassegna teatrale organizzata da AMA Calabria.

In ‘Manola’ interpreta il personaggio di Ortensia. Ce lo può descrivere?
E’ l’antitesi della sua gemella eterozigote Anemone, che è leggera e solare. Il mio personaggio è più cupo e cervellotico. Però, posso anticipare che, ad un certo punto dello spettacolo, a causa di un incontro, le due diventeranno l’una il contrario dell’altra. C’è una mutazione durante il corso dello spettacolo. Rimaniamo sempre le stesse, ma cambiamo atteggiamento.

Quanto è complesso interpretare un ruolo in cui è richiesto un grande affiatamento tra voi?
E’ sicuramente difficile. ‘Manola’ è uno spettacolo molto complesso, perché sono dei monologhi uno attaccato all’altro, per cui alla fine siamo entrambe molto affaticate.

C’è stato un momento in cui avete capito che fare due sorelle sul palcoscenico per voi era ideale?
Alla fine poi si diventa perfetti per il ruolo perché a furia di farlo inevitabilmente entri nel personaggio, tanto da sembrare veramente la diventi quella persona per la durata dello spettacolo.

Durante lo spettacolo il pubblico si schiera con l’una o con l’altra?
Dal momento che tutte e due cambiano, diventando sempre il contrario dell’altra, alla fine è difficile schierarsi con una delle due. ‘Manola’ è uno spettacolo che parla molto al pubblico femminile e loro due sono talmente diverse che sembrano essere una stessa donna. Non ci rivolgiamo verso il pubblico e questa Manola fantomatica può essere qualsiasi cosa, ognuno dà la propria interpretazione

Qualche giorno fa lei ha debuttato con la regia di ‘Taxi a due piazze’, con Barbara D’Urso e Rosalia Porcaro. Come ci si sente a essere regista e subito dopo iniziare una tournée in veste di attrice?
Solitamente, nel cambio dei ruoli da regista ad attrice, ci vorrebbe lo stacco di una settimana. Io, invece, dopo questo debutto con lo spettacolo in cui è protagonista Barbara D’Urso, mi ritrovo a ripassare mnemonicamente ‘Manola’. Ci si sente stanchi, guidare un attore è diverso da esserlo, è come smettere di andare su una bicicletta e andare su una vespa. Io mi trovo un pochino meglio nei panni di regista, perché seguire uno spettacolo dalla genesi fino alla fine ed accompagnare gli attori alla prima mi rende molto felice. ‘Taxi a due piazze’ è una storia molto divertente, con il cast abbiamo riso tanto.

Quando recita si cala inevitabilmente nel personaggio, quanto le rimane dentro alla fine?
Niente, per me è solo un’interpretazione. E’ un lavoro come un altro, è solo molto più divertente perché ti pagano per farti una vacanza nel corpo di un altro.

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