Francesco Branchetti: “Sono solo un teatrante appassionato di cinema”

Attore e regista di successo di film, serie e produzioni teatrali, Francesco Branchetti da sempre nei suoi lavori ha saputo trovare la giusta condivisione emotiva con lo spettatore. Una empatia naturale ed immediata che lo contraddistingue nel panorama teatrale italiano. Questa settimana sarà protagonista con Corinne Clery della commedia “Il diario di Adamo ed Eva”, che si terrà nei giorni 19, 20 e 21 gennaio a Catanzaro, Lamezia Terme e Caulonia. Tre repliche all’insegna del divertimento.

Parliamo di questi ironici Adamo ed Eva.
Un capolavoro assoluto per la capacità di unire la profondità, l’intelligenza, l’ironia, la comicità, la modernità e anche un messaggio, nel personaggio di Eva, di fortissimo femminismo. Eva è stata considerata la prima femminista, ma femminismo nel senso giusto, umano, profondo. In Adamo ed Eva si riconoscerà chiunque perché sono descritti dalla meravigliosa penna di Mark Twain.

Quanto possiamo considerare attuali i due personaggi?
Sono due personaggi che più attuali di così non possono essere, nelle loro difficoltà e nella loro capacità di superare queste difficoltà con l’arma dell’osservazione, dell’amore per l’altro. Credo che la nostra società ha un profondo bisogno di vedere l’altro, anche il diverso, con la lente di questo tipo di tenerezza. Se devo dire un aggettivo per descrivere lo spettacolo è tenerezza, delicatezza nell’entrare le psicologie nelle fragilità sia dell’uomo che della donna e nella complessità dei problemi che li riguardano, ma anche della semplicità che c’è talvolta nel risolverli attraverso la semplice arma della bontà.

La bontà è sicuramente un’altissima forma di intelligenza.
Sicuramente, soprattutto nella nostra società profondamente intrisa di violenza, non solo violenza fisica, ma in ogni forma visiva, verbale. “Il diario di Adamo ed Eva” riporta in scena la delicatezza, la capacità di avere la pazienza di guardarsi. Mark Twain era l’autore preferito di Woody Allen e devo dire che quell’intelligenza unità a quella comicità travolgente penso possa essere una bella arma per affrontare il presente.

Mi sembra di capire che il pubblico rivedrà sé stesso nelle vicende familiari.
Il pubblico rivedrà i bisticci casalinghi di coppie giovani, anziane, di mezza età, nei problemi e nei bisticci di Eva, troppo chiacchierona, che vuole essere sempre presente mentre Adamo la scaccia. Si dice tutto, ma con dolcezza. Si parla di educazione dei figli, di vecchiaia, di morte, ma tutto è affrontato non con l’intenzione di sfruttare l’argomento drammatico, ma il riuscire a considerare tutte le fasi della vita fino alla morte, come un viaggio prezioso e unico. Si racconta l’uomo e la donna come pezzi unici.

Con le differenze dovute rispetto al testo, aveva un rapporto già precedente con una coppia che era Antonio e Cleopatra.
In questo caso la differenza è tanta. E’ una storia d’amore in cui possono riconoscersi più persone, quella di Adamo ed Eva. Antonio e Cleopatra erano personalità gigantesche, fu uno spettacolo di grande successo, ed erano personaggi fuori dall’ordinario. Adamo ed Eva non sono ordinari, ma nel loro essere archetipi dell’uomo e della donna sono personaggi in cui il pubblico si può riconoscere con più facilità. Antonio e Cleopatra è una storia d’amore in cui si supera ogni limite, con vicende molto diverse da quelle che possono riguardare una coppia normale. Hanno una personalità clamorosa, storicamente erano considerati semidei, soprattutto Cleopatra. Ho fatto altri spettacoli in cui ho trattato la coppia con la stessa tenerezza, come “Il bacio” che feci con Barbara De Rossi, o anche altri spettacoli “Parlami d’amore”, ho affrontato tantissimi testi sul rapporto uomo-donna.

Televisione, teatro, regia, ma chi è Francesco Branchetti?
Amo definirmi un teatrante con la passione per il cinema. Il mio lavoro quotidiano è quello di girare l’Italia facendo spettacoli come regista e come attore. Mi ritendo essenzialmente un teatrante, amo molto il cinema qualche volte mi è capitato di fare film che mi onoro di aver fatto come ”Le Ombre Rosse”, il cinema mi piace molto. Televisione ne ho fatta tantissima ed è importante per un attore oggi, ma il mio luogo è sempre il teatro.

Come nasce l’idea di scrivere un testo o di portare in scena uno spettacolo?
Di solito i miei spettacoli nascono dalla voglia di fare un testo e in linea di massima passa sempre molto tempo dalla voglia che ciò accada e la messa in scena. Quello che trascorre è il tempo che serve per trovare l’attrice giusta per quel personaggio. Ad esempio, da diversi anni volevo fare uno spettacolo con Corinne Clery, poi è arrivata l’occasione giusta con “Il diario di Adamo ed Eva”.

Una ricerca che richiede una giusta riflessione degli attori per rendere al meglio il testo
Sono una persona estremamente sornione, non lento. Non ho mai fretta di portare in scena i testi, aspetto che si creino le condizioni giuste per andare in scena con la migliore composizione possibile del cast. Sono stato fortunatissimo negli incontri, le mie prime regie le ho fatte con Pino Micol, con Gabriele Ferzetti, ma è sempre venuto prima il testo e poi l’incontro con l’attore.

C’è un pre e un post covid per il teatro?
Purtroppo sì, io non ho mai creduto che la situazione potesse tornare normale. Non posso dire che sia assolutamente come prima, soprattutto perché la paura si è impossessata del cittadino. Ora il vero nemico del teatro è lo stare a casa, lo stare appesi alle ultime notizie anche sulle bollette, sui costi del gas, la guerra. Questi sono stati anni che hanno profondamente cambiato il DNA del cittadino che si è intriso di paura. L’andare a teatro, secondo me, è diventato un atto di ribellione a questo percorso di cambiamento delle coscienze. Gli spettacoli non devono stare fermi, ma si devono muovere per raggiungere lo spettatore ma anche lo spettatore deve fare uno sforzo perché avvenga questo matrimonio tra spettacolo e pubblico. Lo sforzo è vincere questa paura.

Pensa che attualmente gli spettatori, soprattutto i giovani, siano distratti da altre situazioni?
Sicuramente. I competitor sono i telefonini, le piattaforme a cui è semplicissimo accedere da casa. Lo spettacolo dal vivo è e sarà sempre solo ed esclusivamente nei teatri e nei luoghi preposti. La stessa cosa vale il cinema che deve essere vissuto solo nella sala cinematografica.

Com’è lavorare con Corinne Clery?
E’ estremamente semplice come con tutti i grandi personaggi che fanno della semplicità e dell’umiltà la loro carta d’identità. Non ho avuto problematiche da affrontare come con nessun grande attore e attrice con cui ho lavorato. E’ piacevole, divertente, stimolante e affascinate e lavorare in questo modo è estremamente gratificante.

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