Guido Rimonda: ”Amo la musica da cinema perché crea belle emozioni”

Sarà una immersione totale nella musica da cinema, accompagnata dalle immagini di alcuni film. Guido Rimonda, violinista che il mondo intero ci invidia, si esibirà a Catanzaro e Lamezia Terme in due date (10 e 11 febbraio) che ci mostreranno un musicista dalle grandi doti tecniche e umane. In occasione dei due appuntamenti organizzati da AMA Calabria il M° Rimonda ci ha parlato del suo progetto musicale.

A Catanzaro e Lamezia Terme terrà due concerti dedicati alle musiche del cinema, può parlarcene?
E’ un filone che avevamo iniziato con la casa discografica Decca, dedicato al noir perché suono questo Stradivari soprannominato Noir. Avevamo già pubblicato un primo disco con musiche esoteriche, al quale, considerando il buon riscontro del precedente, ne è seguito un secondo con ‘Le Streghe di Paganini’. Successivamente, durante la pandemia, abbiamo pensato di incidere ‘Smile’, nel quale ho suonato alcuni temi delle colonne sonore tra le più belle e le più famose. Sono tutte musiche molto orecchiabili e piacevoli da ascoltare, arrangiate per violino e orchestra. È un progetto a cui tengo molto.

Cosa la ha appassionata di più nel suonare le musiche da cinema?
Amo tantissimo la cantabilità e sono molto legato a Giovan Battista Viotti, un musicista che ha valorizzato questo aspetto della musica italiana. Se con la musica moderna si sono persi alcuni elementi, la musica da film ha continuato a essere più comunicativa, creando emozioni. Il violino è lo strumento che maggiormente si adatta ai cantabili perché è quello che si avvicina di più alla voce umana. Per me è stato molto piacevole suonare queste melodie. Tra i vari brani abbiamo inserito anche ‘Smile’ di Charlie Chaplin, che io amo tantissimo. Dentro c’è un po’ di tutto, c’è anche ‘Schindler’s List’ e altri temi nati proprio per il violino.

Lei suona un violino particolare
Suono uno Stradivari di Leclair. Prende il nome da Jean-Marie Leclair, un grande virtuoso e compositore che negli ultimi anni della sua vita è diventato misantropo ed è stato trovato morto assassinato. Si era rinchiuso solo con il suo strumento, l’unica cosa che amava. Quando fu trovato morto era abbracciato al violino. E’ una storia d’amore tra lui e il violino. Nell’Ottocento fu soprannominato ‘Le violon noir’ perché non si è mai capito chi fosse il suo assassino e per una macchia che c’è sulla tavola. Sono molto fortunato di poter suonare questo violino.

Come ne è entrato in possesso?
Mi è stato regalato tantissimi anni fa, circa 25 anni fa, dopo un concerto una signora si è presentata e mi ha detto che voleva farmi vedere un violino. Inizialmente me l’ha prestato e poi me l’ha donato.

Qualche giorno fa si è concluso il Festival di Sanremo, che idea si è fatto della nostra musica?
Se pensiamo a quello che erano i compositori come Renato Carosone, da lì siamo un po’ peggiorati. Dal punto di vista della cantabilità e della ricerca qualcosa è andato un po’ perso. Però rispecchia anche il periodo in cui viviamo un po’ caotico per tanti punti di vista, speriamo di uscirne bene anche da questa pandemia che ha un po’ bloccato tutto.

Quanto ha sofferto il periodo della pandemia?
Ho sofferto tanto per non aver potuto suonare in pubblico, e anche per non aver potuto svolgere il normale percorso didattico. Insegno al Conservatorio e per quasi un anno abbiamo avuto solo un collegamento online. Questa è stata una grande mancanza che spero non si ripeta più. Fare lezione di musica online è terribile, ci sono ritardi della rete, i suoni non vengono fuori per quello che sono. Si lavora male. Forse l’unica cosa positiva è che c’è stato tempo per studiare e per ampliare i programmi. Però dal punto di vista artistico ha chiuso le personalità, nel senso che siamo rimasti proprio soli e abbiamo suonato molto poco insieme. Speriamo che questo periodo passi velocemente e che possa servire a migliorare.

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