“Impubblicabile!”, dissacrazione, delirio ed esaltazione negli inediti di Lester Bangs


Lester Bangs
Impubblicabile!
Trad. Anna Mioni
Minimum Fax

Premessa: io sono uno “zeppeliniano”. Questo può servire per capire con quanto imbarazzo io abbia “affrontato” la lettura di Impubblicabile!, libro edito da Minimum Fax, nel quale sono contenuti articoli inediti di Lester Bangs. Lui non amava gli Zeppelin e non ha mai perso occasione per gettare veleno sul gruppo di Page & Co.. Per questo mi son detto che avrei dovuto mettere da parte qualsiasi mio pregiudizio nei confronti di Bangs.

Morto all’età di 34 anni, Lester Bangs si è contraddistinto per il suo modo di scrivere. Una penna non convenzionale. Diretto e critico quanto bastava, non era amato nè dagli artisti nè dai suoi stessi colleghi. Con questi ultimi era in polemica, ritenendoli personaggi che si concedevano troppo alle relazioni pubbliche e troppo amici degli stessi artisti e del mondo che li circondava. Insomma, un personaggio, Bangs, che è sempre stato fuori dal coro.

E tutto questo si evince dagli articoli inseriti in questo libro. “Scritti” tratti dalla prima sezione della raccolta di saggi Mainlines, blood feast, and bad taste curata nel 2003 da John Morthland, e dalla sesta sezione della raccolta Psychotic reactions and carburetor dung, curata da Greil Marcus nel 1987. La scrittura, a tratti cruda, esprime in pieno la sua personalità poco incline a compromessi e mai accondiscendente. Un testo che ho apprezzato, sopratutto, leggendo gli appunti su Metal box dei PIL e gli appunti e la recensione di Lost highway: journey & arrivals of american musicians di Peter Guralnick. Gli appunti di quest’ultimo libro possono essere considerati una recensione alternativa a quella che Bangs ha considerato definitiva. Gradevole, anche, il brano narrativo ispirato alla canzone di Rod Stewart “Maggie May”.

Ma è tutto il libro a farsi apprezzare. Sia che si parli di Elvis Presley, dei Sex Pistols, del tentato omicidio di Andy Warhol, da parte di Valerie Solanas (mai citata da Bangs) o dell’assassinio di Bob Kennedy, viene fuori il suo mondo fatto di dissacrazione, di esaltazione e di deliri.

Lester Bangs non era una rockstar, ma di loro parlava. Il suo amore per la musica lo aveva reso diverso dagli altri giornalisti fino al punto di essere quasi diventato, lui stesso, una rock star. Un giornalista schivo e senza difetti. Anzi no. Uno lo aveva. Non amava il più grande gruppo della musica rock: i Led Zeppelin.

Dello stesso autore su Minimum Fax:
2005 – Guida ragionevole al frastuono più atroce
2006 – Deliri desideri e distorsioni

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