Mogol e Gianmarco Carroccia, un entusiasmante viaggio nel ricordo di Lucio Battisti

Un viaggio nel tempo e nei ricordi vissuti da una generazione che ha amato Lucio Battisti. Ieri sera, nel Teatro Politeama di Catanzaro, nell’ultimo concerto del Festival d’Autunno, ideato e diretto da Antonietta Santacroce, Mogol e Gianmarco Carroccia hanno suscitato attimi di gioia misti a nostalgia con un concerto dalle mille sfumature.

Emozioni. Viaggio tra le canzoni di Mogol e Battisti è stato molto più di un concerto: uno spettacolo, in cui il cantante che più di altri riesce a reincarnare l’essenza del cantato di Battisti, è riuscito a trasmettere le suggestioni più profonde dei testi di Mogol, dei quali l’Autore più celebrato d’Italia ha raccontato aneddoti e origini.

Iniziata con l’intima Emozioni, sarebbe stata la serata ideale per chiudere gli occhi e lasciarsi andare, ma il coinvolgimento e il divertimento hanno preso il sopravvento sulla malinconia. «Seduto in quel caffè», è l’inizio di un testo che da sempre colpisce l’immaginazione. Non una semplice frase, ma un mondo che ad ogni ascolto si apre alla fantasia. Quella immagine di tutti i giorni era frutto della fantasia di un genio della parola: Mogol. E titolo del brano composto per l’Equipe 84 è una data che sarebbe rimasta nei nostri cuori: 29 settembre.

La voce di Carroccia è evocativa di una gioventù che ha trascorso cantando quei brani indimenticabili. I racconti di Mogol hanno varcato i confini della nostra conoscenza, sollecitato dalle domande del giornalista Marcello Barillà, che ha conversato con lui intervallandosi con le felici esibizioni di Carroccia. Emozioni. Viaggio tra le canzoni di Mogol e Battisti è stato un viaggio tra le note e le parole che hanno segnato la vita degli italiani dal 1968 al 1998. Una colonna sonora che ha colpito il cuore di tutti. Una scaletta che ha emozionato e divertito, coinvolto e appassionato.

Entusiasmo quando Carroccia ha cantato Un’avventura, Acqua azzurra acqua chiara, Dieci ragazze, Mi ritorni in mente, Una donna per amico, Respirando e La canzone del sole con il pubblico che ha cantato con lui. Ma è avvenuto anche nei momenti più “intimi”. Durante l’esecuzione di Io vivrò (senza te) Carroccia ha richiesto l’intervento di quel coro improvvisato che ha risposto in maniera forte alle sue sollecitazioni.

Sempre interessanti e spesso con spunti anche divertenti le risposte di Mogol. Ha introdotto i brani della scaletta, ne ha spiegato il significato, li ha cantati e in alcune occasioni ha parlato della sua vita, raccontata anche nei suoi testi. Come ne I giardini di marzo. Io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti/Il più bello era nero, coi fiori non ancora appassiti” non era un testo frutto della fantasia ma un preciso riferimento a sua madre. «Da piccolo ero stupito che i fiori sui suoi vestiti non appassissero, perché li aveva indossati così tante volte che mi sembrava fosse impossibile non si fossero rovinati».

Ogni attimo è durato troppo poco, ogni canzone è sembrata “volare” via velocemente. Entusiasmo e ricordi sono andati a braccetto. Una piacevole sorpresa è stato il momento in cui Gianmarco Carroccia ha duettato in Pensieri e parole con un video in bianco e nero che scorreva alle sue spalle. Chiara volontà di riprendere l’idea originale. E qui il viaggio della memoria è stato inevitabile.

Anche questo è un testo che parla di una sua esperienza di vita. “Conosci me/che ne sai di un viaggio in Inghilterra/quel che darei/che ne sai di un amore israelita/perché negli altri ritrovassi gli occhi miei/di due occhi sbarrati che mi han detto bugiardo è finita”. «E’un episodio accadutomi realmente. Ero a Londra e sono stato invitato a una festa ebraica. Lì conobbi Sharon, una bellissima ragazza che mi chiese subito di fidanzarci. Quella notte non dormii. Il giorno dopo, però, non successe nulla perché mi dissa che non ero ebreo. Un riferimento a cose della mia vita che, ovviamente, nessuno aveva capito».

Gli interventi di Mogol non hanno messo in secondo piano l’esibizione sorprendente di Gianmarco Carroccia. Il suo amore per Battisti nato dopo aver ascoltato Anima latina, una delle sue canzoni più difficili, che non ha esitato a eseguire con un arrangiamento superbo dell’orchestra di 16 elementi che lo ha accompagnato per tutta la serata.

Carroccia ha dato spazio anche a un altro grande artista come Gianni Bella, interpretando Il patto e Il profumo del mare, due brani intensi composti da Mogol con il cantante siciliano. La gioia è esplosa definitivamente nel finale. Da La canzone del sole a Respirando, da Una donna per amico a Con il nastro rosa e fino all’inevitabile bis con Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi… e una elettrica Il tempo di morire è stato un susseguirsi di vibranti emozioni. Il pubblico in piedi lo ha accompagnato restituendo la contagiosa allegria diffusasi in tutto il teatro con un’autentica ovazione. Una dimostrazione di amore nei confronti di due artisti che hanno regalato dei “fiori” che non appassiranno mai e un giusto riconoscimento a Gianmarco Carroccia che è entrato nel cuore di tutti

Sabato 8 novembre, alle ore 18:30, il Festival d’Autunno proseguirà nella Sala del Complesso Monumentale “San Giovanni” con l’appuntamento culturale “Le parole della fede e i giovani” con Pippo Corigliano, giornalista e scrittore di successo per Mondadori, parlerà di San Josemaría Escrivá al quale ha dedicato il suo ultimo libro “Il cammino di San Josemaría”. Il giornalista e scrittore di successo per Mondadori, racconterà con leggerezza e brio, la propria esperienza personale, rendendo attraente e stimolante il progetto di una vita coraggiosa e impegnata, quanto mai necessaria nei tempi in cui viviamo segnati da indifferenza, egoismo, paura. Modererà l’incontro Pasqualino Pandullo, giornalista RAI.

Venerdì 15 novembre, alle ore 18:30, presso il Complesso Monumentale “San Giovanni” di Catanzaro con la lezione interattiva Da dove nascono le parole: La scatola magica il Festival d’Autunno durante la quale Antonio Cerasa, ricercatore del CNR, che si occupa di vari campi delle neuroscienze, spiegherà come e dove nascono le parole. Un viaggio all’interno della “scatola magica”, il nostro cervello appunto, per comprendere meglio la genesi del linguaggio e tutto ciò che può limitarlo o potenziarlo, anche alla luce delle più recenti scoperte, come l’intelligenza artificiale.

(Foto di Salvatore Monteverde)

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