Catanzaro, Al Museo del Rock il blues vigoroso di Tolo Marton

TOLO MARTON BAND
Museo del Rock – Catanzaro
12/04/2017

«Nella mia vita ho sempre preferito esprimermi liberamente suonando la musica che più sentivo». Con queste parole Tolo Marton ha descritto il suo essere musicista senza condizionamenti. Per lui il

rock è ancora vivo, a dispetto di chi da anni ne celebra il de profundis, e lo ha dimostrato mercoledì sera al Museo del Rock di Catanzaro, luogo divenuto il vero centro motore per gli appassionati di questo genere.
Se con le precedenti esibizioni di Vittorio De Scalzi e dei Ribelli, questi ultimi ricostituitisi per l’occasione, Piergiorgio Caruso, deus ex machina del Museo, aveva voluto celebrare il periodo d’oro del beat italiano, questa volta la scelta è ricaduta sul power trio di Tolo Marton, preceduti dalla band catanzarese dei Meat For Dogs.
Con la formazione chitarra-basso-batteria, chiaramente ispirata ai gruppi leggendari come gli Experience di Jimi Hendrix e i Cream di Eric Clapton, Marton ha dato vita a un rock blues vigoroso che in alcuni momenti ha toccato vertici espressivi notevoli non solo per la sua indiscussa abilità tecnica ma anche per le vibrazioni evidenziate con i riff “incendiari” e durante ogni assolo.
Nel corso della serata iniziata con Time is tight, celebre brano strumentale dei leggendari Booker T. & The M.G.’s, il chitarrista con il supporto di Walter De Farra, al basso, e di Fabio Sorti, alla batteria è riuscito a trasmettere al pubblico presente la giusta energia nel segno di un rock blues di stampo seventies.
E in quello spazio, oramai troppo stretto per eventi del genere, Marton ha riletto classici di Rory Gallagher, di Jimi Hendrix e dei Buffalo Springfield, dei quali ha eseguito rispettivamente I fall apart, Red house e Mr. Soul.
Stesso effetto hanno avuto anche i brani composti dallo stesso Marton che, ripiegato su sé stesso e con gli occhi chiusi, ha “strapazzato” la sua Fender Stratocaster durante le esecuzioni di Back to my youth e Alpine valley. In mezzo a questa deflagrazione musicale alcuni momenti “diversi” con le note morbide di Where do you come from little baby, Chet, dedicata a Chet Atkins, e quelle più “sempliciotte” di Vendo musica. Strana anche la scelta di eseguire God only knows, classico dei Beach Boys poco attinente al genere da lui preferito. Nel finale una eccellente versione di Hey Joe, di Hendrix, dedicata a Nando Righini, amico del Museo scomparso di recente, e un sorprendente tributo a Ennio Morricone hanno salutato il folto pubblico tra i quali era presente Aida Cooper, storica vocalist di Loredana Bertè.

La band:
Tolo Marton, chitarra elettrica
Walter De Farra, basso
Fabio Sorti, batteria

(Pubblicato su Gazzetta del Sud il 15/04/2017)
(Foto di Marzia Lucente)

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