Passione e cuore vera essenza del rock ‘n’ roll

_DSC1345Bonnie & The Groove Cats
“Le Querce Jazz Blues & Fusion”
Country Club “Le Querce” – Sarrottino (Catanzaro)
15/04/2016

Immaginate quattro musicisti cresciuti a pane e rock ‘n’ roll, con l’anima posseduta dai racconti di chi ha vissuto i gloriosi anni

cinquanta. Riuscirete subito a entrare nel mondo musicale di Bonnie & The Groove Cats, ospiti venerdì sera de “Le Querce Jazz Blues & Fusion”.

La scelta della band svizzera di suonare un genere che ancora oggi infiamma le platee è indubbiamente dettata dal cuore e dalla passione. Un amore incondizionato rivelato dall’abbigliamento e, in particolare, dall’acconciatura della cantante, ancor prima che inizi il concerto. Poi tutto inizia e cercano di incendiare il country club “Le Querce” di Sarrottino con il loro suono graffiante e sporco. Bonnie & The Groove Cats non nascondono i riferimenti ai loro idoli, gli stessi di tutti coloro i quali amano il rock.

Bonnie si presenta davanti agli incuriositi spettatori con un piglio che denota quanto abbia voglia di graffiare. Seppur in maniera discontinua la sua presenza scenica e la sua voce, ora potente ora affievolita, riescono a impadronirsi della platea. Il feeling con i Groove Cats, con cui si esibisce da poco più di tre anni, è abbastanza buono e nel tempo si perfezionerà a vantaggio di una migliore forza interpretativa e del calore necessario che richiede il genere musicale da lei amato.

Apprezzabile la rilettura di “Route 66”, noto per essere stato eseguito da personaggi come Nat King Cole, Chuck Berry, Manhattan Transfer, per citare solo alcuni dei nomi che hanno reso un classico il brano composto da Bobby Troup. Stessa cosa dicasi di un altro evergreen come “Train kept a-rollin’”, brano portato al successo da Johnny Burnette & The Rock and Roll Trio, ma che gli amanti del rock associano soprattutto alle infuocate esibizioni live dei Led Zeppelin.
Con tali osservazioni si potrebbe pensare ad una performance legata a pallide imitazioni e ad una mancanza di originalità. Vi è poco da rinnovare quando si reinterpretano brani di tale spessore. Bonnie e il suo power trio non hanno voluto spingersi in un campo difficile e “trasgressivo”, mantenendo inalterati gli stilemi di questi e degli altri brani proposti nell’arco della serata.
Il ritmo proposto è stato elevato. “Kill my dreams” è stato l’unico episodio da “batticuore” dell’intero concerto. E’ evidente quanto la voce e la presenza di Bonnie siano il perno del progetto musicale. Altrettanto chiaro quanto ognuno dei Groove Cats abbia una propria personalità, forte e tecnicamente valida seppur da sgrezzare. Didi, alla chitarra, e Buster Kay, al basso, si sono “lanciati” in alcuni assolo gradevoli sostenuti dall’irruenza di Sticky Etienne alla batteria, del quale sono emerse notevoli capacità tecniche ed in possesso dell’energia che trasmette il suono dei Gatti. Sicuramente in futuro ne sentiremo parlare.
Immancabile il bis finale e il tributo ad Elvis Presley con una incandescente versione di “Jailhouse rock”.

(Pubblicato il 17/04/2016 su Gazzetta del Sud)
(Foto per gentile concessione di Antonio Raffaele)

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