Ha riaperto i battenti il museo dedicato ai “miti” del rock

20150424_111517_8_bestshotUna morboso viaggio nel passato. E’ quello che si è vissuto ieri a Catanzaro con la riapertura del Museo del Rock. Considerando lo spazio che attualmente viene concesso alla cultura, la notizia non è di secondo piano. Un’attesa lunga per questa che è l’unica struttura del genere

esistente in Italia. «Sono trascorsi due interminabili anni – ha commentato Pergiorgio Caruso, curatore e proprietario del materiale messo a disposizione del Museo – durante i quali sono stati numerosi i riconoscimenti ricevuti. L’importanza di una idea da portare avanti è stata recepita anche dalla classe politica, che ci ha sostenuto e ha creduto in un progetto tendente a valorizzare la nostra città. L’invito che voglio fare è rivolto agli appassionati ma anche ai giovani, certo che qui riusciranno a vivere un pezzo di storia della nostra società».

Intervenuti alla seconda inaugurazione, nell’edificio sito in Via Turco già di proprietà della Provincia di Catanzaro e concesso in comodato al Comune della città capoluogo che ha assunto gli oneri della gestione, il sindaco Sergio Abramo, il vice sindaco Gabriella Celestino, gli assessori comunali Daniela Carrozza, Tony Sgromo e Giulia Brutto e l’assessore provinciale Nicola Ventura. Accanto alle presenze della classe politica Franco Brizi, critico musicale.
«Sono lieto – ha dichiarato Abramo – di aver portato a termine insieme all’ex commissario provinciale Wanda Ferro e all’attuale presidente Enzo Bruno, quello che dovrà essere un punto di riferimento per i nostri giovani e la città intera. La cultura – ha concluso – deve essere uno strumento di crescita della nostra città e il Museo ha tutti i numeri per dare il suo contributo».

Ai nostalgici, e non solo a loro, le copertine degli LP e dei 45 giri, le locandine di concerti e i poster degli artisti più famosi esposti, riporteranno alla mente un’epoca indimenticabile della storia della musica. Dagli anni Cinquanta rinnovare gli stilemi di un genere come il rock era una esigenza e sicuramente non mancavano le idee. Erano i giorni in cui imperava la rivoluzione giovanile e gli ideali di libertà esaltavano la volontà di un cambiamento. La scintilla che ha dato vita alla beat generation fu alimentata da grandi scrittori e poeti come Jack Kerouac, Lawrence Ferlinghetti, William Burroughs, Gregory Corso, Allen Ginsberg, Lucien Carr, Neal Cassady, Gary Snyder e Norman Mailer.

Da lì a poco, però, tutto sarebbe svanito, lasciando a quei “figli illusi” i ricordi ma soprattutto le opere letterarie e la musica rock. E’ un’aria “salubre” quella che si respira all’interno del Museo. In un ambiente accogliente, disposto su due piani, sono molti gli “eroi” di un passato indimenticabile. Un percorso che ci riporta da Little Richard ai Beatles, dai Kinks ai Rolling Stones, dai Led Zeppelin ai Deep Purple, ma sarebbe interminabile menzionare ogni singolo artista “presentato”.

In ogni angolo si aprono gli spiragli dei ricordi e in cui è lecito sognare ad occhi aperti. Un posto che permette di ritrovare gli “amici” che hanno condiviso con noi attimi della nostra gioventù. Visitare il Museo del Rock è una festa per gli occhi e le orecchie e una esperienza impedibile.

(Pubblicato su Gazzetta del Sud il 25/04/2015)

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