Loredana Bertè: “La mia più grande trasgressione è essere sempre me stessa”

Ruggero4Quaranta anni di attività ed un tour che ne celebra la carriera luminosa. Loredana Bertè, artista istrionica e volitiva, è una delle icone rock del panorama musicale italiano. Prima del concerto che terrà a Catanzaro giorno 16 ottobre, nell’ambito del Festival d’Autunno, è un fiume in piena.

“Bandabertè 1974-2014 Tour”: un enorme successo e il ritrovato amore del pubblico, segno inequivocabile di una artista che ancora oggi riceve l’amore del suo pubblico. Quali sono le tue sensazioni a fine concerto?
«Un entusiasmo incredibile che mi porta a non voler scendere dal palco. Quella è la mia casa, il posto dove mi sento meglio».

Sin dal tuo debutto con “Streaking”, nel 1974, sei stata sempre avanti. Nel 1985 hai anticipato tutti registrando “Carioca”, facendo conoscere Djavan agli italiani e sei stata la prima a fare reggae in Italia. Oggi cosa ti proponi di fare guardando al futuro?
«Ho imparato a non pensare al futuro. Vivo giorno per giorno, ma ho ancora tanti progetti».

Negli anni settanta, con Renato Zero avevate atteggiamenti trasgressivi che vi ponevano al centro dell’attenzione. Quanto eravate veri?
«La mia più grande trasgressione è quella di essere sempre me stessa. Da tutti, fin dal primo disco, venivo considerata ribelle».

La tua “ribellione” è stata oggetto di “imitazioni”. Il pancione esibito a Sanremo è stato riproposto da Lady Gaga. E hai anche anticipato Madonna vestendoti da sposa.
«Il mio era solo istinto, nulla era studiato. Ricordo che una volta a Londra entrai in un negozietto affascinata da alcuni capi strappati, che ho utilizzato per la mia fase postatomica. A suggerirmeli fu una stilista che in Italia era sconosciuta. Il suo nome era Vivienne Westwood. E ancora ricordo Norma Kamali, anche lei semisconosciuta, alla quale affidavo i miei disegni che lei realizzava cucendoli. Hai ragione a ricordare che io mi sono esibita vestita da sposa e col pancione molto prima di Madonna e Lady Gaga».

Tra i tuoi tanti amici va menzionato Andy Warhol.
«E’ vero. Trascorrevo pomeriggi interi nella sua factory. L’ho conosciuto nel 1981 quando ero la madrina di Fiorucci. Grazie a Leonardo Pastore, mio grande amico morto successivamente di AIDS ed al quale dedicai “Carioca”, inaugurai il primo store sulla 43ma strada di New York. Con lui dividevo un appartamento dal quale si vedeva tutta New York. Ricordo ancora quel panorama. Fu proprio Leonardo a farmi conoscere Warhol, che spesso si fermava a mangiare da noi. Fu così che mi diede il nomignolo di “Pasta Queen” ed io mi feci ripagare con il video di “Movie Movie” e con la copertina di “Made in Italy”».

Nel tour, al tuo fianco, c’è Aida Cooper la tua amica di sempre. Ci puoi parlare di lei?
«Aida è la special guest del mio tour. Sono felice che con me sul palco ci sia lei, amica di una vita, mia e di Mimì».

Giorno 16 ottobre sarà a Catanzaro, un ritorno a distanza di diciotto anni. Cosa significa per te esibirsi in Calabria?
«La Calabria è una terra bellissima. Lì ho trascorso anni importanti della mia vita e alla quale sono legata da molti ricordi. Però non ne sento la mancanza. Tra me e Mimì, era lei ad essere più legata alle sue radici».

(Pubblicato su MusicalNews.com il 10/10/2014)
(Foto di Massimiliano Natale)

Print Friendly, PDF & Email

Leave a Response