Le dolci note di Chihiro Yamanaka

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“Le Querce Jazz & Blues Fusion”
Country Club “Le Querce” – Sarrottino
13/03/2014

L’atmosfera è quella consueta di un country club, calda e accogliente. L’unica differenza è che in un giovedì sera dalla temperatura mite, che preannuncia la primavera, sta per avere inizio il secondo appuntamento de “Le Querce Jazz & Blues Fusion”.
L’introduzione di Vittorio Pio accresce la curiosità di ascoltare la protagonista della serata che va a prendere posto davanti al suo strumento. Il suo nome è Chihiro Yamanaka. A vederla sembra timida e riservata. Ma bastano pochi secondi e l’incanto inizia. Quella figura minuta, la cui voce sembra un soffio leggero e delicato di una brezza mattutina, diventa un gigante. Gli ottantotto tasti del pianoforte non sembrano più essere molti per quelle piccole mani.
“Living without a friday“ è la prima cavalcata frenetica su quel “tappeto” bianco e nero. Grande potenza e ritmo in un brano suonato a velocità spaventosa. Ma tra standard e sue composizioni questo non è l’unico momento di “furia” musicale cui si abbandonerà la Yamanaka. Tecnica, tocco, diteggiatura e libertà assoluta nei movimenti delle mani esprimono una cifra musicale di grande spessore. Su tutte, però, domina la sua notevole capacità di destrutturare classici della musica jazz, pop e classica, restituendoli ad una dimensione nuova e completamente diversa.
E’ il caso di “Take five” la cui sensazione è che fatichi a “uscire” fuori, ma che lentamente esplode in una cascata di note, frutto di una visione originale e diversa del brano di Dave Brubeck.
La memoria intima e riflessiva di “Yesterday” dei Beatles e della struggente versione della stessa eseguita da Ray Charles, subisce una completa trasformazione nella sua concezione. L’impeto si impadronisce della canzone attribuita a John Lennon e Paul McCartney, ma di fatto composta da quest’ultimo. Una visione “trasgressiva” e, al tempo stesso, carica di una rabbia insolita se si pensa al testo e al dolore che lo stesso possedeva originariamente. Certamente saranno rimasti perplessi i fan del quartetto di Liverpool, ma la bellezza della proposta è indiscutibile.
Anche “Estate”, che oramai appartiene di diritto al repertorio di molti artisti jazz, ha subito un trattamento simile. Con il brano di Bruno Martino, più sentito e meno “violentato”, la pianista nipponica ha assunto sembianze più umane. Stessa sensazione trasmessa da “When you wish upon a star”, di disneyana memoria.
Anche durante l’esecuzione dei brani lenti, il furore musicale della Yamanaka si è palesato nel momento in cui ai toni tenui hanno fatto da contrasto suoni ribattuti e accenti fulminei che hanno dato un “nervo” particolare all’esibizione. Questo tocco personale la riconduce spesso ad allungare i brani, quasi raddoppiandone la durata.
Tutto ciò accade con la complicità di Aldo Vigorito, al basso, e Mikey Saltarello, alla batteria. I due sodali contribuiscono a irrobustire maggiormente la performance con la loro precisione e con un affiatamento senza pari, mostrando di possedere anche una ottima tecnica con cui sostengono gli umori solistici della musicista giapponese. La loro presenza non è mai finalizzata alla esclusiva dimostrazione del talento della straordinaria pianista, che spesso concede il giusto spazio per gli interventi solistici dei due compagni.
Una piccola nota a margine va fatta per la sua versione di “Per Elisa” di Beethoven che a suo stesso dire è «a little bit crazy», un po’ pazza. Ciò che per lei è un chiaro divertimento, visibile durante l’esecuzione, riconduce ad un improponibile paragone con Friedrich Gulda.
Alla fine dell’inevitabile bis e di un lungo applauso, Chihiro Yamanaka si concede al pubblico ottenendo i giusti riconoscimenti che solo una grande artista merita di ricevere.
Stasera terzo appuntamento con “Le Querce Jazz & Blues Fusion”. Di scena la musica nera di Denise King con il suo quartetto.

La band:

Chihiro Yamanaka, piano
Aldo Vigorito, contrabbasso
Mickey saltarello, batteria

(Pubblicato il 15/03/2014 su Gazzetta del Sud)
(Foto per gentile concessione di Antonio Raffaele)

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