Chihiro Yamanaka: “La musica jazz è dinamicità, passione ed improvvisazione”

_DSC0113 (800x532)La prima (ed ultima) volta che ho ascoltato Chihiro Yamanaka è stato in occasione dell’apertura del Roma Film Festival 2010. Era un concerto di piano solo e, nonostante io non mi esalti in occasioni simili, l’artista giapponese mi aveva lasciato una ottima impressione, pur se poco conoscevo di lei. Incontrarla prima del concerto che terrà oggi nel secondo appuntamento di “Le Querce Jazz & Blues Fusion”, è stata una possibilità di conoscerla meglio.

Cosa ti ha spinto a diventare una pianista?
Il mio primo approccio allo strumento è stato all’età di 4 anni. L’influenza di mia sorella, violinista affermata, e la disciplina di mia madre sono state per me fondamentali.

Hai scoperto il jazz ascoltando Benny Goodman, ma quale musicista ti ha fatto decidere di intraprendere questa carriera?
Art Tatum, Miles Davis, Monk, Coltrane, Keith Jarrett, Chick Corea, Herbie Hancock; con questi ultimi ho avuto modo anche di collaborare. E poi anche Mozart, Listz

Suoni spesso in paesi diversi, hai difficoltà a comunicare con gente che ha una cultura musicale sempre differente?
Credo che come l’inglese e lo spagnolo, siano considerate ormai lingue universali, lo stesso valga per la musica che permette di comunicare con tutte le etnie di questo universo.

Quando suoni o componi sei influenzata dalla musica del tuo paese?
Il Giappone è la mia terra e mi ha, ovviamente, molto influenzato, ma vivo tra Tokyo e New York, dove la scena afro jazz contemporanea ha avuto un ruolo determinante su di me. Tutti i miei 14 album su Verve Records e Blue Note sono registrati a New York.

Preferisci esibirti con un trio. Qual è l’aspetto che ti fa preferire questo tipo di formazione?
Il grande e leggendario Bill Evans diceva che il trio è l’essenza del jazz. Adoro suonare live e registrare con questo ensemble, ma ho prodotto dischi con aggiunta di chitarra come in “After Hours” dedicato ad Oscar Peterson, tra i miei preferiti. Ho suonato, inoltre, con big band ed orchestre di archi. Il prossimo album in uscita a maggio sarà un quintetto.

Il tuo album “Because” è un tributo alla musica dei Beatles, nel quale hai reinventato gli arrangiamenti delle musiche dei Fab Four. Qual è stata l’idea iniziale per realizzare questo lavoro?
Si è trattato di un progetto con la Decca Records per il 40° anniversario dei Beatles. Ho inviato i demo di alcuni brani, tra cui ”Yesterday”, a Paul Mc Cartney che mi ha risposto positivamente in brevissimo tempo, dandomi l’ok sull’album.

Tu ami improvvisare. Che sensazioni hai quando ti lasci andare?
Il jazz è dinamicità, passione ed improvvisazione. Cambiamo spesso set list durante i concerti: avviene tutto in modo molto naturale.

C’è un consiglio che ti senti di dare ai musicisti che stanno iniziando a suonare il piano?
Credo che l’unico modo sia quello di sentire la musica, viverla intensamente e mettere tutta l’energia e la passione possibile. Se suoni jazz, avrai uno stile jazz. In più, consiglio di ascoltare i grandi maestri, da Albert Ayler a Louis Armstrong, passando per Charlie Parker e Dizzy Gillespie. E suonare, suonare, suonare, ovunque e con chiunque.

Oltre al jazz, quale tipo di musica ascolti?
Forse ti sorprenderò ma sono onnivora. Ascolto di tutto, dalla classica all’hip-hop.

Quali brani proporrai durante il concerto che ti vedrà impegnata a “Le Querce Jazz & Blues Fusion”?
Suonerò il mio repertorio, con qualche standard e qualche sorpresa. Di certo non vi annoierete!

(Pubblicato su Gazzetta del Sud il 13/03/2014)
(Foto per gentile concessione di Antonio Raffaele)

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